Gianfranco Iervolino

Da “Palazzo Vialdo” pizze magistrali frutto dell’abilità di Gianfranco Iervolino

Palazzo Vialdo è un locale multifunzionale, aperto dal mattino per gradevoli piccole colazioni, fino a tarda sera. Le proposte variano da sontuosi piatti di cucina alle squisite pizze di Gianfranco Iervolino

Siamo al limes tra le due “torri”. Le due “torri” sono Torre del Greco e Torre Annunziata, città litoranee nel braccio occidentale del Golfo di Napoli. Qui ha sede il Palazzo Vialdo, di proprietà della famiglia Di Prisco. Si esce al casello di Torre Annunziata Nord dell’A3, la gloriosa Napoli – Pompei – Salerno, di recente ampliata e perciò adesso adeguatamente scorrevole. Elegante, confortevole, mai supponente, Palazzo Vialdo è locale multifunzionale aperto dal mattino per gradevoli piccole colazioni per chi non va di fretta, fino a tarda sera.

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Proposte che variano in funzione dello scorrere delle lancette. Clou dell’offering, insieme con sontuosi piatti di cucina, le squisite pizze fatte dal re della pizza: Gianfranco Iervolino. Il prode Gianfranco Iervolino, giovane quarantenne, nasce chef e approda alla pizza per suo intimo convincimento guidato dalla grande passione per quanto da grano si fa farina e da farina lievita. È conoscitore profondo delle tecniche di impasto e coniuga questa somma competenza con la conoscenza precisa dei prodotti del territorio. Ne sortiscono pizze di assoluta eccellenza.

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Qui i pomodori sono magistralmente prescelti da Gianfranco e ben lungi dall’essere commodity si palesano nelle loro specificità territoriali: San Marzano Dop, Piennolo del Vesuvio Dop, Corbara. Uso sapiente e calibrato sia di fiordilatte che di Mozzarella di Bufala Campana Dop. Accorto e di grande pregevolezza l’uso del Provolone del Monaco Dop.


Lodevole, tra le altre, la pizza eponima, la Iervolino. Tocchi insoliti per una pizzeria: un benvenuto con flûte e tapas. Gianfranco Iervolino, giammai casualmente, è anche formatore. Delle sue docenze si avvalgono le strutture di Pollenzo (Cn), della Città del Gusto di Nola (Na) e di Dolce&Salato di Maddaloni (Ce). Gianfranco Iervolino è pizzaiolo-musicista. 

Nel piatto giunge melodia che è frutto di uno spartito rigorosamente e abilmente scritto, e con ciò si intende la già citata padronanza delle tecniche. Ma i contrappunti sono frutto di genialità propria che Gianfranco sa gioiosamente donare alla clientela gourmet. Gianfranco Iervolino è pizzaiolo generoso: grazie alla sua competenza, alla sua genialità e alla sua passione, il tempo trascorso a Palazzo Vialdo si compendia in deliziosa esperienza cognitiva ed emozionale.

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Palazzo Vialdo e la pizza di Gianfranco Iervolino

Ci sono pizzaioli e pizze che ti conquistano al primo incontro…

Un “colpo di fulmine” culinario che ho provato con il maestro Gianfranco Iervolino, al suo cooking show a “Le strade della mozzarella”, dove diede sfoggio di una fantasia senza pari…

Dopo la sua militanza a Boscotrecase alla pizzeria Lucignolo Bellapizza e poi a Ottaviano a “Villa Giovanna”, Gianfranco Iervolino torna alle origini, a Torre del Greco, nella splendida cornice di Palazzo Vialdo, dove ha già lavorato fino al 2011.

Splendida struttura rimodernata dal patron Vincenzo Di Prisco, divisa su tre piani, con un elegante ingresso con sala bar e saletta per degustare aperitivi, sala esterna e – a breve – con una tavernetta che ospiterà una bella sorpresa.

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Qui, in un ambiente allo stesso tempo elegante e giovanile è possibile gustare sia un ottima cucina  di mare e terra, sia fantastici panini gourmet – merito dello chef Antonio Perna ed i suoi sous Pasquale Farro e Girolamo Oliviero ,  che le pizze del maestro Gianfranco Iervolino, ottimamente coadiuvato dal vice Girolamo Granata, il fornaio Vincenzo Barone e il responsabile dei condimenti Giuseppe Savarese.

Spazziamo via ogni dubbio: la pizza di Gianfranco è sicuramente una delle migliori mai assaggiate, merito di un imposto misto tra farina 00 ed integrale, con altissima idratazione ed una levitazione di almeno 48 ore.
Morbida, con un cornicione molto pronunciato, ma allo stesso tempo leggerissimo. 
Ingredienti di primissima qualità, quali pomodori Gustarosso, Agrigenus, Sapori di Corbara, formaggio Conciato Romano “Le Campestre”, olio evo “Pregio” dop, sono la “ciliegina sulla torta” (anzi sulla pizza) di una pizza che accontenterà i palati più sopraffini.

Il menù preparato da Gianfranco spazia da tutte le pizze classiche a quelle gourmet, dove spiccano senza dubbio la sua “Iervolino” con crema di zucca, code di scampi e lardo, pizza che gli ha permesso di vincere i tre spicchi sulla prestigiosa guida del Gambero Rosso, ed il suo marchio di fabbrica, la “Corbara” con pomodoro di Corbara, Bufala, e confettura di pomodoro di Corbara… un capolavoro.

Nella mia visita, oltre ad un’ ottima frittura con tempura di verdure alla julienne, abbiamo provato la suddetta Corbara e la “Don Fortunato”, con melanzana fritta, vellutata di San Marzano dop. cipolla di Tropea e grattata di ricotta salata.

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Due vere prelibatezze, più delicata e avvolgente la prima, dal sapore più sostenuto la seconda.

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Insomma una esperienza che invito tutti a provare… non ne resterete delusi!!

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La pizza napoletana dopo Report: Sorbillo, Oliva, Civitiello, Iervolino, Rossi

È in atto una rivoluzione a Napoli: sta nascendo la pizza napoletana contemporanea.

A darle forma e sostanza è stata la puntata di Report che ha messo il dito nella piaga: si mangia troppa pizza fatta male da nord a sud dell’Italia. Le eccellenze, al solito, sono pochissime (e noi le cerchiamo con il nostro Campionato della Pizza grazie ad assaggi a ripetizione).

A Napoli, capitale della pizza tonda e tempio di questa arte bianca, passato il primo momento di sbigottimento si è capito che nulla da temere hanno quelle pizzerie in cui i pizzaioli studiano, sperimentano, fanno qualità. Un segnale che è stato raccolto anche dalla Facoltà di Agraria di Portici che ha dedicato una sessione alla nuova pizza domenica scorsa con gli interventi del pizzaiolo Enzo Coccia e del preside Paolo Masi.

I campioni della pizza sono già scesi in campo per comprendere i desideri di un pubblico che negli anni è diventato sempre più esigente e ora declina la pizza napoletana secondo parametri di qualità indiscussa e benessere. Si va oltre la normalissima considerazione che una pizza non deve essere bruciata.

La richiesta più evidente si è appuntata sulla necessità di nuovi impasti che abbiano apporti di farina integrale: la bestia nera per la pizza che ha necessità di essere stesa con facilità e di rimanere integra nel disco. La parte che contiene fibre si comporta diversamente rispetto a una farina raffinata come la 00. Senza demonizzare la tipologia di farina utilizzata da sempre a Napoli, va ricordato che la capacità di raffinazione è cresciuta nel tempo e dagli anni ’50 il balzo in avanti è stato più evidente. Il “fiore”, la farina più nobile che ricercavano i pizzaioli nell’altro secolo era diversa, più grossolana, di quella odierna.

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Gianfranco Iervolino e la sua pizza

Ma non è solo Napoli a seguire la nuova strada della pizza integrale. A Torre del Greco,Gianfranco Iervolino è ritornato a Palazzo Vialdo che aveva avviato 10 anni fa dopo Villa Giovanna (dove eravamo andati per il Campionato) e un passaggio a Nord. Cambiate le farine e il mulino, lo chef pizzaiolo, che è sempre apprezzato per la sua capacità negli abbinamenti, ha già il suo impasto che sta perfezionando.

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Gianfranco Iervolino e i suoi panetti integrali

La sensazione è che nei prossimi mesi ci divertiremo con molti impasti nuovi. Siete pronti a sorridere anche voi o siete per il “O è così come era o non è”?

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La Pizzeria di Palazzo Vialdo a Torre del Greco: Gianfranco Iervolino fa 00 e vince!

Pizzeria Palazzo Vialdo con Gianfranco Iervolino
Via Nazionale 981 (uscita Torre Annunziata Nord)
Tel. 081.8471624
www.palazzovialdo.it
Aperto sempre
Pizze da 4 a 9 euro

di Tommaso Esposito

Gianfranco Iervolino ritorna alle origini.
Palazzo Vialdo ha segnato il suo esordio.
Ora è di nuovo qui per ricominciare da dieci.
Tanti sono, infatti, gli anni che festeggia questa bella struttura polivalente recuperata dalla famiglia Di Prisco laddove c’era un istituto scolastico retto da suore.
Tre piani e un dehors in cui sono diluiti il ristorante, la pizzeria e la vineria paninoteca.

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Palazzo Vialdo gli interni

Buona la cucina di mammà (in carta ci stanno ‘o Rraù e la Genovese) alleggerita dalla mano di un giovane cuoco.

Superba la scelta di ricondurre al forno Gianfranco Iervolino.
E diciamo subito perché.

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Palazzo Vialdo Gianfranco Iervolino i panetti 00

In primo luogo questo ritorno alle origini segna il passaggio naturale, per nulla sofferto dal protagonista, alla grande tradizione della pizza napoletana tout court.
Quella, per intenderci senza mezze parole, che predilige l’impasto con la farina 00, ‘o sciore.

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Palazzo Vialdo Gianfranco Iervolino il panetto

Acqua tantissima, lievito e sale pochissimi.
Cioè idratazione oltre il 65%, lievitazione e maturazione lunghe, fino a trentasei ore. Panetto non stagliato oltre i 280 gr.
Si gioca di testa e di mano.
E soprattutto di esperienza.
Poi ci si mettono le grandi materie prime a completare l’ ingegno
Ecco i risultati all’uscita dal forno.

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Palazzo Vialdo Gianfranco Iervolino e la marinara con alici fresche

So’ briosce, currite canta la pizzaiola in una famosa melodia di fine Ottocento.
Cornicione pronunciato, elastico, vibrante al tatto, che sembra quasi alitare di un respiro proprio.

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Palazzo Vialdo Gianfranco Iervolino e il cornicione

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Palazzo Vialdo Gianfranco Iervolino e la struttura della margherita

Spessore del disco dall’ultra sottile, con la pizza friarielli e salsiccia, al lievemente pronunciato per sostenere la pizza margherita.
Profumi di pane, ma unicità del boccone al palato.
Scioglievolezza immensa.
Goduria assoluta.

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Palazzo Vialdo Gianfranco Iervolino e la pizza marinara con alici

La Pizza Marinara con le con alici fresche, origano di Corbara, aglio, olive di Gaeta, olio evo Pregio d.o.p ora si chiama Marina. Ed è emozionante per la freschezza del San Marzano Agrigenus e l’intensità dei sentori di azzurro.

La Pizza Margherita con il fiordilatte di Agerola e lo stesso San Marzano dop raggiunge la vetta delle migliori in assoluto.

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Palazzo Vialdo Gianfranco Iervolino e la pizza salsiccia e broccoli

La Pizza salsiccia e friarielli torresi con salsiccia di maiale nero del beneventano ha un sottile di strato di provola affumicata di Agerola. Che dire? Lussuriosa e basta.

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Palazzo Vialdo Gianfranco Iervolino e la pizza corbarino, fiordilatte e confetture di pomodoro

La Pizza Margherita con il Corbarino e la sua confettura è un must. Da non perdere.
Insomma, per buttarla in pallone, sapete che c’è di nuovo?
Qua Gianfranco Iervolino  passa con il doppio zero.
E vince!
Mo’ sij na cosa grande!

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Pizze e benessere, seratona fashion a Palazzo Vialdo con Oliviero Toscani

Che Gianfranco Iervolino fosse un fuoriclasse italiano della pizza lo si sapeva e che Palazzo Vialdo, la splendida struttura creata dal geniale Vincenzo Di Prisco, fosse uno dei fiori all’occhiello della Campania è parimenti scontato per chi vi è stato, ma l’11 dicembre 2014 a Palazzo Vialdo è davvero cambiato qualcosa nel panorama del mondo pizza napoletana.

Personalmente, senza voler sminuire alcuna eccellenza acclarata della nostra bellissima regione ho visto un Gianfranco Iervolino per la prima volta inserito in un contesto a lui congeniale, in una struttura in grado di consentirgli di esprimere appieno un potenziale forse fino ad oggi fin troppo castigato da degli schemi che gli andavano stretti e non gli consentivano di aprirsi con il suo modo di intendere la pizza come avrebbe potuto  e può fare.

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Per chi non avesse mai mangiato una pizza di Gianfranco Iervolino va detto che sicuramente il suo impasto rappresenta “l’anello di congiunzione” tra la pizza di “paese” (intendendo quest’accezione nel senso più positivo della parola) e quella verace napoletana. Un felice incontro tra i sentori di casa dei paesi vesuviani e la classicità della città di Napoli da intendersi non come “uno sviluppo in meno” rispetto ad altre pizze ma un’evoluzione a parte, fuori dagli schemi, una “biodiversità” a parte nella cosidetta “pizzologia”.

Come per tutti gli artisti (e senza che ciò ingeneri fenomeni che richiedono poi bagni di umiltà urgenti che non riguardano di certo Iervolino che è persona di vera umiltà) ad un periodo della “maternità”, ossia un periodo nel quale si intravede il talento che ancora non si esprime del tutto, segue sempre un cosiddetto periodo della “maturità”. Per Gianfranco Iervolino quel momento è giunto decisamente.

Sicuramente, però, tale felicissimo momento di esplosione del talento finora ancora parzialmente nascosto è anche frutto del luogo nel quale il Maestro pizzaiolo ha potuto esprimersi e Palazzo Vialdo è quel decisamente quel luogo.

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Elegante e sobrio, contornato da una grafica di eccellente livello, fresca e morbida, la struttura a quelli che altrove si definirebbero tout court fronzoli ha saputo dare contenuto. Quando questo avviene è perché coesistono due grandi componenti che giocano all’unisono tra loro: idee e fatti. Ma perché ciò sia possibile servono uomini che pensino in maniera divergente. Vincenzo Di Prisco, patron e ideatore della struttura è quell’uomo  metà dandy e metà imprenditore con capacità chiara di valutazione. Un mix felice che raramente si incontra ma che quando lo si trova può solo ingenerare grandi cose.

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Palazzo Vialdo è fondamentalmente oggi una interessantissima fucina di idee, scelte, cura parossistica dell’immagine e sostanza. In una parola il “bello”.

E che tale impostazione sia stato anche il leit motiv della serata dalla quale ho preso spunto è stato chiaro sin da subito. L’idea delle “pizze del Buon Vivere” non può essere circoscritta a sola azione di sapiente marketing ma è reale interpretazione di ciò che una pizza può trasmettere ed a volte è complesso decodificare. La trasmutazione delle sensazioni in parole, in espressione reale, la decodifica del senso del piacere che un buon cibo sa e può trasmetterci.

Le abbiamo provate tutte e devo dire, per quel che mi riguarda, sia i nomi che gli abbinamenti erano tutti azzeccatissimi oltre che avvincenti e ben centrati.

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Questo il sintetico elenco delle pizze del Buon Vivere che meritano sicuramente un assaggio e che ometto di descrivere perché realmente ognuna di queste mi ha ricordato o trasmesso ciò che il suo titolo intendeva trasferire gustativamente e concettualmente.

Benessere – Pizza integrale (90% farina 00 e 10% farina 1) con lievitazione a 24 ore con crudo di scarola, provola dei Monti Lattari, olive nere di Gaeta, capperi di Salina, alici di Cetara ed olio extravergine di oliva del Cilento.

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Amicizia – Carciofo violetto di Castellammare, firo di latte dei Monti Lattari, cacioricotta di capra del Cilento.

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Ottimismo – (cosa è meglio per essere ottimisti che una bella pizza fritta?) Fritta con spinaci, speck, fior di latte dei Monti Lattari e ricotta di bufala.

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Passione – pomodoro San Marzano DOP, provola dei Monti Lattari e ‘nduja di Spilinga.

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Arte – (mai parola fu più azzeccata, forse la vera espressione nitida della maturità di Iervolino alla quale accennavo) focaccia con gorgonzola, pancetta di maiale nero casertano, pepe verde ed erba cipollina.

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Umiltà – (e mai parola fu più azzeccata in questo strano mondo delle Pizzerie e in relazione ad una pizza) margherita piegata a portafoglio con Antico pomodoro di Napoli e fior di latte di Agerola. La nostra storia, quella dei Lazzari.

Questo meraviglioso viaggio nel gusto, accompagnato da Brut, Satèn 2009 e Rosè di Contadi Castaldi,  è stato però occasione di molti altri viaggi nelle emozioni, dall’intervista improvvisata in loco a Oliviero Toscani alla consegna ufficiale della targa AVPN n. 516 per la Pizzeria di Palazzo Vialdo.

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Chiudo con le parole di Oliviero Toscani “nella vita sono stato un uomo molto fortunato”. Probabilmente è vero che tale componente sia indispensabile ma accanto a ciò va calcolato e aggiunto che la fortuna la si crea anche con le scelte quotidiane e con le rinunzie a facili strade.

 

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A Palazzo Vialdo, Di Prisco e Iervolino hanno preso la fortuna e dopo averle messo una sella hanno cominciato a cavalcarla. Ora galoppano solo verso successi. Bravi. La mia Campania che va a 1000 all’ora.

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Intervista Esclusiva allo chef Gianfranco Iervolino

Continua la rubrica delle “Interviste Esclusive”. Questa volta si parla di gastronomia con l’intervista allo chef Gianfranco Iervolino premiato dalla rubrica Gambero Rosso come miglior pizza dell’anno e tre spicchi. Iervolino lega la sua arte con la musica e con la poesia.

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Ecco il video dell’intervista:

Napoli; “Chef and Party”

Sulla terrazza panoramica di Villa Caracciolo, tra il cielo e il mare di Napoli, ieri si è aperta la serata “Chef and Party”. Il pizzaiolo Gianfranco Iervolino di Villa Giovanna a Ottaviano, ha realizzato i fritti napoletani dall’antica fattura del ‘600, secolo che vide nascere Palazzo Donn’Anna che dalla spiaggia si è lasciato ammirare in tutta la sua opulenta bellezza. Nell’elegante sala al piano inferiore, gli chef Fabio Ometo resident di Villa Caracciolo, Michele Grande de La Bifora e Roof&Sky di Bacoli, Paolo Gramaglia de Il President di Pompei, Maurizio de Riggi del Markus di San Paolo Belsito, Ilaria Aulicino de Il Ristorantino Da Ninì di Baia e Imma Gargiulo del Femmena di Sorrento, si sono espressi con le loro interessanti creazioni culinarie. La serata coordinata dalla giornalista Laura Gambacorta è stata condotta egregiamente dal giornalista Bruno Sganga. Sette brillanti chef che insieme hanno reso possibile una serata all’insegna della cucina di qualità, realizzata con uno spirito conviviale e gioioso. In tutta la sua simpatia lo chef Paolo Gramaglia: “In cucina tra padelle e ingredienti vari ci divertiamo e sicuramente riusciremo a trasmettere ai clienti questo spirito tramite i nostri piatti” e ancora “sicuramente non mancheranno nella realizzazione di ogni portata gli ingredienti fondamentali e indispensabili, il cervello ed il sorriso”. Parole che hanno espresso la filosofia di “Chef and Party”, l’evento estivo di tutto il bello e il buono della gastronomia campana.

Angela Merolla

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“Chef and Party”

Sulla terrazza panoramica di Villa Caracciolo, tra il cielo e il mare di Napoli, ieri si è aperta la serata “Chef and Party”. Il pizzaiolo Gianfranco Iervolino di Villa Giovanna a Ottaviano, ha realizzato i fritti napoletani dall’antica fattura del ‘600, secolo che vide nascere Palazzo Donn’Anna che dalla spiaggia si è lasciato ammirare in tutta la sua opulenta bellezza. Nell’elegante sala al piano inferiore, gli chef Fabio Ometo resident di Villa Caracciolo, Michele Grande de La Bifora e Roof&Sky di Bacoli, Paolo Gramaglia de Il President di Pompei, Maurizio de Riggi del Markus di San Paolo Belsito, Ilaria Aulicino de Il Ristorantino Da Ninì di Baia e Imma Gargiulo del Femmena di Sorrento, si sono espressi con le loro interessanti creazioni culinarie. La serata coordinata dalla giornalista Laura Gambacorta è stata condotta egregiamente dal giornalista Bruno Sganga.
Sette brillanti chef che insieme hanno reso possibile una serata all’insegna della cucina di qualità, realizzata con uno spirito conviviale e gioioso.  In tutta la sua simpatia lo chef Paolo Gramaglia: “In cucina tra padelle e ingredienti vari ci divertiamo e sicuramente riusciremo a trasmettere ai clienti questo spirito tramite i nostri piatti” e ancora “sicuramente non mancheranno nella realizzazione di ogni portata gli ingredienti fondamentali e indispensabili, il cervello ed il sorriso”.
Parole che hanno espresso la filosofia di “Chef and Party”, l’evento estivo di tutto il bello e il buono della gastronomia campana.
Angela Merolla

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Le quindici migliori pizze margherite napoletane da mangiare in questi giorni

Forse tradisco un po’ l’età del mio palato formatosi nell’era pre-omogeneizzati in Terronia, anche se la pizza margherita qualche anno più di me ce l’ha. Ma dal mio punto di vista il vero valore di un pizzajuolo si misura con la marinara: fatte salve le qualità del pomodoro e dell’impasto, ci vuole una grande tecnica per cuocere la pizza e conservare ben fresco l’ortaggio.

Il formaggio, si sa, appara sempre. In genere da vomito sulla materia venuta dal mare, orribile sulla carne, detestabile sulla pasta, solo le melanzane sono in grado di acquisire valore aggiunto. Ma si sa, quelle sopportano anche la cioccolata.

 

Nelle prime pizze margherita delle mia memoria, quelle che prendevi a libretta o al volo lungo i binari della Ferrovia quando anche nelle stazioni si mangiava bene, la mozzarella era ben poca, tra l’altro, fiordilatte.

A partire dalla fine degli anni ’90, man mano che la qualità generale dell’impasto è scesa è cresciuta la quantità della mozzarella. Ma voi, andando sul crudo, ritenete che una mozzarella di 200 grammi e un pomodoro siano in giusta proporzione?

Dunque nella pizza margherita, data per scontata la qualità dell’olio, dell’impasto, del pomodoro e della mozzarella, l’abilità del pizzajuolo si misura nella sua capacità di bilanciare i due principali ingredienti in modo tale che al palato si colga la dolcezza del latticino e subito dopo si avverta la spinta del pomodoro.

Come si riconosce la buona pizza margherita napoletana?
Molto semplice: non deve essere assolutamente croccante, ma elastica. In bocca il sapore degli ingredienti si deve fondere perfettamente senza che nessuno prevalga sull’altro, la pasta sul condimento, la mozzarella sul pomodoro, e viceversa. Il boccone del cornicione, alto e ben alveolato, è l’ultimo e serve per ripulire la bocca.

 

Quanti tipi di pizza ci sono a Napoli?
Ogni pizza ha una storia a se. A Napoli sostanzialmente ci sono due grandi scuole di pensiero: quella della zona stazione-via Tribunali con la pizza grande detta a ruota di carro perché traborda dal piatto. Quella più piccola e composta da piegare a libretto o da mangiare seduti nei quartieri del centro a cominciare da via Toledo.

Ecco i migliori manici sulla margherita in circolazione secondo il mio palato in questo momento:

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Standing ovation per la parmigiana di melanzane di Treqquarti al Castello Mediceo di Ottaviano al Pomigliano Jazz Festival

di Marina Alaimo

Non c’è niente da fare, la parmigiana di melanzane è un piatto cult della cucina napoletana che riscontra sempre grande successo, mettendo d’accordo i palati di tutti. Se poi è fatta selezionando con cura i prodotti utilizzati, ovvero le melanzane napoletane, il pomodoro San Marzano, un buon fior di latte di Agerola, diventa un’opera d’arte golosa. Il pubblico del Pomigliano jazz Festival, arrivato giovedì 17 luglio al Castello Mediceo di Ottaviano per ascoltare il concerto Musique Sans Frontierès, il magnifico incontro tra musica classica e jazz dei grandi maestri Michele Campanella e Javier Girotto, ha terminato velocemente le porzioni preparate daMassimo Petrone, titolare dell’enoteca wine bar Treqquarti di Somma Vesuviana.

A proposito, i due musicisti si sono consolati con le pizze di Gianfranco Iervolino a Villa Giovanna, che dista poco dal castello. Gianfranco a fine pizza ha imbracciato la sua chitarra, come fa spesso quando si crea un buon feeling con i suoi ospiti, e li ha incantati con un mini concerto di canzoni napoletane. E’ stata proprio una serata dove storia, territorio, musica e buon cibo si sono incontrati con entusiasmo ed esprimendosi ad altissimi livelli. Negli stand di Note di Gusto con Slow Food Vesuvio tornano gli agricoltori del territorio, quelli che lavorano sempre con la mano sul cuore e si danno un gran da fare per salvare le colture tipiche.

C’è Vincenzo Egizio da Brusciano con le sue ormai famosissime papaccelle napoletane e tanti altri ortaggi di stagione.

Poi Francesco Manzo in rappresentanza dell’Associazione Produttori del Pomodorino del Piennolo del Vesuvio, fortemente attiva nella tutela ed il sostegno dei piccoli agricoltori che il mercato globale ha messo seriamente in difficoltà. Resistono con caparbietà in nome del forte legame alla tradizione agricola di famiglia, ma hanno fortemente necessità di aiuto.

Un altro piatto fresco, contadino ed estremamente semplice ha sbancato nello spazio osteria: la fresella di grano duro con pomodorini del piennolo, olive nere della Valle d’Itria, alici di menaica e colatura di alici.

Per chi volesse contattare l’Associazione Produttori Pomodorino del Piennolo del Vesuvio il riferimento è il presidente Saverio Bifulco tel. 333 627 5495

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